da SATISFICTION
Massimiliano Santarossa è uno scrittore che non finirà di stupirmi. Ogni suo romanzo è un affondo nelle trame della realtà. Da «Viaggio nella notte» a «Il Male», lo scrittore friuliano ha raccontato l’umanità e le sue deviazioni distorte con un disincanto lucido che tiene sempre conto delle sorti dell’individuo e del suo passaggio nella Storia.Fedele alla sua vocazione di narratore sociale e realista, Santarossa dà alle stampe «Metropoli» (in libreria dal 18 marzo), il suo romanzo più importante.
Se nei due romanzi citati, lo scrittore ha indagato la decadenza dell’Occidente e la disgregazione dell’uomo contemporaneo, in «Metropoli» si sposta, con un nuovo modo di narrare, in un futuro non molto lontano e racconta l’epopea di un uomo alle prese con il nuovo ordine dopo l’apocalisse del Grande Crollo Produttivo. Romanzo distopico che mette in evidenza la definitiva scomparsa dell’umanità e la presenza di un uovo ordine fondato sulla privazione definitiva delle libertà e dei diritti. Nel 2035 nulla era rimasto dell’organizzazione precedente: le organizzazioni sociali, le strutture politiche, gli eserciti e le geografie erano cadute sotto i colpi mortali del crollo produttivo.
La Storia era scomparsa, al suo posto ha inizio la stagione dell’umanità sopravvissuta.
L’uomo, questo è il nome del protagonista di Metropoli, si trova a camminare nel silenzio della nuova era glaciale. La sua unica occupazione è quella di osservare il nulla che lo circonda in un mondo nuovo che somiglia a una terra desolata in cui nessun pensiero ha valore.
Vagando alla ricerca del mancato approdo, l’uomo si trova davanti alle porte di Metropoli, un’Arcadia attuale, una Fenice universale, la città che rappresenta il nuovo ordine che cresce nelle menti degli uomini. La nuova utopia cui approdare dopo il crollo produttivo, la gabbia di metallo che dona la nuova vita, il nuovo luogo di sopravvivenza in cui il terrore è meglio del nulla che dilaga nel mondo distrutto dalla grande fine. L’uomo bussa e Metropoli lo accoglie Egli è il cittadino numero 5.937.178.
Dentro il nuovo ordine si vive da internati e non da essere umani. Ogni internato vive in funzione della vita della città. Dalle ceneri del Crollo Produttivo nasce un nuovo sistema totalitario che nel nome di una nuova utopia (rinunciare alla libertà per sopravvivere) instaura la paura e riporta le emozioni al grado zero. Sono queste le basi autoritarie di Metropoli, il nuovo ordine di cemento e metallo del nuovo mondo apocalittico, dove è soltanto contemplata la lotta per la sopravvivenza e non è ammessa nessuna libertà di critica e ogni forma di protesta è destinata a essere estirpata.
L’uomo non si sente omologato e rassegnato al nuovo ordine imposto da Metropoli. L’unico modo per sentirsi vivo è opporre una strenua resistenza a questa nuova oscurità che gli fa rimpiangere il mondo che esisteva prima del Crollo Produttivo. Massimiliano Santarossa scrive ancora una volta per svegliare. «Metropoli è il romanzo» dell’uomo che lotta contro l’inverno dell’umanità, un inverno estremo, diffuso sopra le macerie della terra desolata. La libertà inizia al principio del nulla. E noi nel nichilismo ci stiamo dentro. «Metropoli» è un omaggio, in forma di carta, alla Resistenza dell’Uomo verso tutto; un omaggio a una parola antichissima, sempre più attuale e importante: Libertà. «L’ultimo porto dei sopravvissuti» è il tragico punto di arrivo di tutte le mete che abbiamo sprecato.
Oltre il corpo di ogni utopia terribile bisogna resistere e sentirsi uomini in rivolta. Prima che sia troppo tardi facciamo un passo oltre il confine di Metropoli, senza temere il nulla che si troverà.
Nicola Vacca